Protocollo amianto come per il Covid, in Sicilia

La necessità di un protocollo per l’amianto simile a quanto adottato per il Covid-19  è una delle importanti richieste che l’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) ha presentato alla Regione Sicilia e al Governo nazionale. I continui casi di malattie asbesto correlate non possono essere ignorati e il coronavirus non deve farci dimenticare la criticità della situazione.

 

Perché serve un protocollo amianto in Sicilia?

Nel solo 2019 la pericolosa fibra killer ha mietuto in Italia oltre 6.000 vittima e ben 107.000 nel mondo. Numeri davvero pesanti, soprattutto se si pensa che il materiale edile incriminato è bandito dall’utilizzo in Italia dal 1992. Eppure si continua a morire nonostante i divieti e la maggior parte della responsabilità va attribuita all’assenza di un protocollo per l’amianto ben strutturato.

Questa è la denuncia dell’ONA che in una lettera molto esplicita, attacca le mancanze di Stato, Regione e INPS. L’attenzione mediatica ricevuta dalla pandemia del Covid-19 è sicuramente importante, ma essa non deve oscurare gli altri problemi, che risultano ancora pressanti e spesso inascoltati.

In Sicilia si continua a morire e non ci sono piani per lo smaltimento sicuro dei rifiuti contenenti amianto, né programmi per mappare e monitorare le zone più a rischio. Il grave stato di abbandono di alcune strutture e aree con una conclamata e massiccia presenza di fibra killer, completano un quadro davvero poco incoraggiante.

 

Il silenzio delle istituzioni spaventa l’ONA

Oltre ad aver denunciato i problemi più pressanti relativi alla rimozione del pericoloso materiale edile ancora presente nella regione, l’Osservatorio Nazionale Amianto ha anche sottolineato come tutte le istituzioni stiano facendo “orecchie da mercate” verso il problema esposto.

I ministeri rimangono silenti agli appelli, la giunta regionale non ha ancora stabilito un protocollo amianto per gli interventi più urgenti, ma la cosa davvero triste è che l’INPS continua a negare a cittadini che ne avrebbero diritto il prepensionamento e l’assistenza sanitaria.

Ed è proprio su questo ultimo aspetto che gli sforzi dell’ONA si stanno concentrando maggiormente, affinché i poveri operai che hanno lavorato per più di 10 anni a contatto con la pericolosa fibra killer, possano finalmente godersi la pensione anticipata, avendo anche la possibilità di curarsi al meglio.

La denuncia è ancora in attesa di una risposta concreta da parte delle istituzioni, ma l’ONA assicura che non smetterà di dare battaglia finché i diritti dei cittadini minacciati dall’amianto non verranno garantiti e rispettati come previsto dalla legge.





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