
L'amianto nell’aria è un grave pericolo per la salute umana e non solo. Si tratta di un minerale fibroso naturale che, grazie alla sua resistenza al calore, all’usura e agli agenti chimici, è stato ampiamente utilizzato in numerosi settori industriali e edilizi per gran parte del Novecento. Tuttavia, proprio la sua composizione lo rende estremamente volatile e quindi difficile da contrastare.
Le fibre di amianto, una volta disperse nell'aria, possono infatti essere inalate facilmente e penetrare in profondità nei polmoni, dando origine a malattie gravi e spesso mortali. La presenza di amianto nell'aria è quindi una delle principali emergenze ambientali e sanitarie, ancora oggi attuale, nonostante la messa al bando ufficiale del materiale in Italia avvenuta oltre trent’anni fa.
Il degrado dei materiali edilizi contenenti amianto è una delle principali fonti di contaminazione dell’aria. Durante gli anni '50, '60 e '70, l'amianto veniva utilizzato in una vasta gamma di applicazioni edilizie, dalle coperture in cemento-amianto (spesso conosciute come eternit) ai pavimenti vinilici, dai rivestimenti delle tubature agli isolamenti termici e acustici. Con il tempo, questi materiali si deteriorano a causa degli agenti atmosferici, come pioggia, vento e sbalzi termici, provocando il rilascio progressivo di fibre. Le lastre di copertura danneggiate, incrinate o semplicemente invecchiate diventano vere e proprie sorgenti di contaminazione aerodispersa.
Le attività di demolizione o ristrutturazione di edifici che ancora contengono amianto rappresentano un altro grave rischio di dispersione. Quando materiali contenenti amianto vengono movimentati senza le adeguate precauzioni, le fibre possono essere liberate in quantità massicce nell’ambiente. È proprio durante le operazioni di taglio, perforazione, rottura o rimozione che si genera il massimo rilascio di particelle, soprattutto se i materiali sono friabili. Anche le semplici operazioni di manutenzione, se non eseguite correttamente, possono aumentare significativamente il rischio di contaminazione.
Le fibre di amianto già presenti su superfici degradate o depositate nel suolo possono essere risollevate nell'aria a causa di eventi atmosferici come vento forte o pioggia intensa, oppure dal passaggio di veicoli e mezzi pesanti. Questo tipo di dispersione è noto come inquinamento secondario. In aree industriali dismesse o lungo strade realizzate in prossimità di siti contaminati, il rischio di inalare fibre di amianto può risultare elevato anche senza un'esposizione diretta a materiali integri.
Il rischio principale dell'amianto deriva dalla sua capacità di frantumarsi in fibre sottilissime e leggere, invisibili a occhio nudo, che possono rimanere sospese nell'aria per molto tempo. Una volta inalate, queste fibre raggiungono gli alveoli polmonari e possono rimanere nell’organismo per decenni, innescando processi infiammatori cronici e mutazioni cellulari.
Tra le malattie più gravi associate all'esposizione all'amianto troviamo:
L'interazione tra l’amianto e altri agenti nocivi, come il fumo di sigaretta, è particolarmente insidiosa. Nei fumatori esposti all’amianto, il rischio di sviluppare un tumore polmonare non è semplicemente additivo, ma moltiplicativo. Per questo motivo, nei soggetti professionalmente esposti, la cessazione del fumo è una delle principali raccomandazioni preventive.
Il monitoraggio della presenza di amianto nell'aria avviene mediante il campionamento dell’aria in ambienti chiusi o all'aperto e la successiva analisi delle particelle raccolte. Le tecniche più comuni prevedono la filtrazione dell’aria su membrane particolari e l’analisi al microscopio ottico a contrasto di fase o, per rilevare concentrazioni ancora più basse, al microscopio elettronico.
In Italia, la concentrazione massima consentita di fibre di amianto in ambienti non lavorativi è estremamente bassa, per ridurre il rischio anche di esposizioni accidentali. In ambito lavorativo, invece, sono fissati limiti specifici, che richiedono sorveglianza continua e, in caso di superamento, l’adozione immediata di misure correttive.
Tutti i lavoratori esposti a rischio amianto devono essere iscritti in registri appositi e sottoposti a visite mediche periodiche. I controlli comprendono esami clinici, spirometrie e radiografie del torace, utili per individuare precocemente alterazioni respiratorie o lesioni polmonari.
Le principali strategie preventive mirano a:
Le tecniche di bonifica dell'amianto possono includere:
L'amianto rilasciato nell'ambiente non si degrada biologicamente e può permanere nel suolo e nelle acque per tempi molto lunghi. Nei terreni contaminati, le fibre possono essere risollevate periodicamente dall’azione del vento o inglobate nelle piante, che fungono da vettori secondari di esposizione.
Anche le falde acquifere possono essere interessate, specialmente in zone industriali dismesse o vicine a discariche non controllate.
Gli animali possono ingerire fibre di amianto attraverso acqua o cibo contaminato, subendo danni simili a quelli osservati negli esseri umani. Inoltre, l’amianto può accumularsi nella catena alimentare, portando a effetti tossici anche in predatori di ordine superiore, inclusi gli esseri umani.
La persistenza ambientale dell'amianto comporta rischi cronici e difficilmente reversibili, rendendo fondamentale un approccio sistematico alla bonifica e al monitoraggio continuo.
La questione dell'amianto nell'aria non è un problema relegato al passato: continua a rappresentare una seria minaccia per la salute pubblica e per l’ambiente. Il degrado di vecchie strutture, le demolizioni incontrollate e l’inquinamento secondario mantengono elevato il rischio di esposizione. La prevenzione, il monitoraggio rigoroso e la bonifica responsabile sono strumenti essenziali per tutelare la salute dei cittadini e proteggere l’ecosistema.
Solo un’azione coordinata tra enti pubblici, aziende specializzate e cittadini consapevoli potrà garantire un futuro libero da questo "killer silenzioso" che ancora oggi aleggia invisibile nell’aria.