Malattie da amianto: 1800 nuovi casi solo nel 2018

Nel 2018 in Italia sono stati quasi 2000 i casi di malattie da amianto. Per la precisione, si parla di 1800 casi. I numeri in merito sono stati portati in primo piano durante l'ultima giornata mondiale dedicata alla lotta contro la fibra killer. Sempre in questa occasione, i familiari di alcuni malati sono scesi in piazza a Sesto San Giovanni, con lo scopo di raccontare nella maniera più efficace possibile la loro sofferenza.


Diverse le tesi scientifiche


Lo scenario relativo alla malattie da amianto in italia è reso ancora più complesso dal fatto che esistono diversi tesi scientifiche. Questo è un grave ostacolo, che impedisce anche di trovare un colpevole ai casi di mancata tutela della salute dei lavoratori e dei loro familiari (non dimentichiamo infatti che i casi di fibre di amianto respirate soprattutto da mogli di operai sono davvero tanti). Nonostante siano diversi i processi in corso, per i giudici diventa difficile senza una linea scientifica coerente arrivare a una conclusione efficace delle vertenze giudiziarie.

Tornando un attimo ai numeri, si stima che, attualmente, siano circa 5.500 le persone affette da mesotelioma in Italia. Si tratta di un tumore che, eccezion fatta per un numero molto limitato di casi, è provocato dall'esposizione all'asbesto. Rienta quindi nel novero delle malattie da amianto.

Parliamo di una malattia che colpisce soprattutto il sesso maschile. Giusto per dare qualche parametro, sui 1800 casi del 2018,1300 riguardano uomini. La patologia in questione ha un'incidenza particolarmente alta tra gli over 60 e può avere un ampio periodo di latenza, pari anche a 40 anni dall'inalazione.

Le tesi


Come già detto, sono diverse le tesi che vengono chiamate in causa quando si parla di malattie da amianto. Fino a qualche anno fa era in voga quella della dose minima killer. Il problema? Nessuno è mai riuscito a capire a quanto corrispondesse la suddetta soglia minima sufficiente per ammalarsi a seguito di una inalazione.

Alcuni esperti portano invece nelle aule di perizia una teoria ben più complessa. Affermano infatti che è necessario prendere in considerazione solo l'esposizione iniziale all'asbesto, risalente quindi, molto spesso, all'inizio della storia professionale del lavoratore coinvolto. La suddetta tesi, nella maggior parte dei casi non permette alla legge di perseguire come dovuto i dirigenti, dal momento che il reato va quasi sempre in prescrizione.






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