Ricerca sul mesotelioma finanziata coi soldi di Schmidheiny

La ricerca sul mesotelioma è attiva da molti anni ormai, per dare una risposta concreta a tutte quelle persone che soffrono di avvelenamento da amianto. Questo tipo di tumore, infatti, è la diretta conseguenza dell’inalazione delle microfibre cancerogene del pericoloso materiale edile, bandito dal 1992. Oggi, dopo 12 anni, finalmente sono arrivati i finanziamenti promessi da Stephan Schmidheiny.  

 

I fondi per la ricerca sul mesotelioma

Il processo contro il magnate svizzero, accusato di omicidio per le numerose morti dei suoi ex operai dovute all’asbesto, si è finalmente concluso. Diversi anni fa, Schmidheiny aveva promesso ai cittadini che non si fossero costituiti parte civile un risarcimento immediato di 30.000 euro, oltre a 20.000 destinati alla ricerca contro il mesotelioma.

Quei fondi per la ricerca sono finalmente arrivati dopo la sentenza di pochi giorni fa emanata dai giudici del processo a Casale Monferrato. La cifra è stata presa in carico da quattro istituti: l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (Angelo Delmonte), il San Luigi di Orbassano (Giorgio Scagliotti), l’Università del Piemonte Orientale con l’Ospedale Maggiore di Novara (Daniela Ferrante, Corrado Magnani e Irma Dianzani) e appunto l’Azienda ospedaliera alessandrina con l’Istituto Mario Negri di Milano (Federica Grosso e Maurizio D’Incalci).

Questi quattro enti hanno dichiarato che impiegheranno i soldi per modificare il metodo di ricerca sul mesotelioma, in modo da rendere la persona il centro di essa. L’obiettivo è quello di trovare soluzioni su misura, che tengano conto delle caratteristiche individuali di ogni uno dei pazienti coinvolti.

 

Quattro progetti diversi per trovare una risposta concreta

Sono diverse le strade che gli istituti di ricerca stanno esplorando per dare una risposta più efficiente ai malati di mesotelioma. Durante la videoconferenza sanitaria organizzata dall’Asl, dall’Aso Alessandria, dalla Regione e da Afeva, sono stati illustrati gli obiettivi di questi percorsi.

Il primo riguarda la predisposizione genetica a contrarre il mesotelioma. Esistono, infatti, persone più suscettibili di altre alle fibre killer dell’amianto, e questo approccio si propone di studiare proprio tale fenomeno. Il secondo si focalizza sulla resistenza alla chemioterapia tipica del mesotelioma, capace di “addormentare” il sistema immunitario dell’ospite.

Un altro progetto, invece, si propone di esaminare il comportamento delle cellule adiacenti a quelle tumorali, così da spiegare come mai alcuni pazienti sono più resistenti di altri al mesotelioma, e riescono a sopravvivere più a lungo, (alcuni resistono 3 anni, mentre altri muoiono nel giro di un anno).

L’ultimo si focalizza sulla possibilità di trovare un vaccino efficace, che possa debellare il tumore con una semplice inoculazione. Insomma, le idee non mancano nella ricerca contro il mesotelioma, bisogna vedere come verranno sviluppate.





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