Dopo 27 anni in Italia si continua a morire per i tumori da amianto
09 Gennaio 2019
Sono passati 27 anni dalla
Legge 257/92, grazie alla quale è stato messo al bando l'amianto in Italia. Nonostante questo traguardo normativo, nel nostro Paese si continua a morire per i tumori causati dall'esposizione all'asbesto. Secondo i dati Inail, dal 1993 al 2012 sono stati più di 21.000 i casi di mesotelioma, principale tumore da esposizione all'amianto. La situazione non è certo delle più rosee in quanto, come sottolineato da un rapporto di Legambiente, le
bonifiche non termineranno prima di 85 anni.
Presenza di amianto: oltre 300.000 le strutture censite nel 2018
Il rapporto di Legambiente è stato pubblicato lo scorso aprile, ufficializzando dati non certo positivi. Risultano infatti oltre 300.000 le strutture dove è presente amianto, per un totale di 58 milioni di metri quadri di copertura. Tra queste strutture, più di 20.000 sono siti industriali. I numeri in questione sono triplicati rispetto a quelli presentati nel rapporto uscito nel 2015.
Il quadro generale è contraddistinto da un forte ritardo nelle procedure di bonifica. Per capirlo basta ricordare che il piano regionale amianto previsto dalla 257/92 deve ancora essere approvato dal Lazio e dalla provincia autonoma di Trento.
Secondo Legambiente, l'aspetto più grave riguarda la mancanza di discariche per il conferimento dell'asbesto. Sulla base dei dati Ispra, nel solo 2015 in Italia sono state prodotte più di 360.000 tonnellate di rifiuti caratterizzati dalla presenza di amianto. Una parte di questa mole di rifiuti - circa 145.000 tonnellate - è stata inviata verso miniere dismesse situate nel Sud della Germania. Tale opzione, come ufficializzato da fonti Ispra, presto non risulterà più disponibile.
Le questioni prioritarie sono sostanzialmente tre, ossia bonifica, smaltimento e leva economica. Forte è la necessità di affrontarle in tempi brevi sia a livello regionale, sia su scala nazionale. Ciò implica per esempio il completamento rapido del censimento e della mappatura dei siti contraddistinti dalla presenza di amianto. Per quel che concerne la bonifica, secondo Legambiente è quanto mai prioritario il lavoro sulle scuole dove è ancora presente la pericolosissima fibra.
Da risolvere è anche il problema del numero esiguo di discariche, aspetto che incide fortemente non solo sui costi di smaltimento, ma anche sui tempi di rimozione, senza dimenticare l'allarme per l'abbandono indiscriminato dei rifiuti.
Non essendo più praticabile l'opzione dell'esportazione all'estero dell'amianto, per rendere definitivamente efficace la svolta normativa del 1992 è fondamentale implementare gli impianti su tutto il territorio nazionale (lo smaltimento in discariche monitorate è una strada assolutamente sicura), rendendo inoltre stabile e facilmente accessibile il sistema degli incentivi dedicati a chi effettua rimozioni e installa impianti fotovoltaici.
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