
La notizia è stata confermata qualche settimana fa dal Governo sudamericano, una portaerei brasiliana piena di amianto è stata fatta affondare nell’Oceano Atlantico. La scelta della marina militare ha suscitato tantissime controversie fra le associazioni ambientaliste, che hanno denunciato le gravi ripercussioni che tale scelta avrà sull’ambiente in futuro.
La nave costruita negli anni’50 ha servito per 37 anni la marina francese, per poi essere acquistata intorno al 2000 dal Brasile. L’usura dovuta ai numerosi anni di servizio, lo svilupparsi di un incendio a bordo nel 2005 che l’ha quasi distrutta e gli elevati costi che avrebbe richiesto per ammodernarla, hanno però spinto i vertici della marina sudamericana a scegliere di distruggerla.
Qui è cominciato il calvario della portaerei brasiliana che, ormai dismessa, era dapprima stata acquistata da un cantiere navale turco che si era offerto di smantellarla per riutilizzarne il metallo, ma che poi ha ritrattato quando l’imbarcazione aveva quasi raggiunto lo Stretto di Gibilterra. Al ché è stata costretta a tornare in patria dove è rimasta attraccata in mare per oltre un anno riportando notevoli danni allo scavo a causa dell’assenza di manutenzione.
Da qui la drastica decisione di procedere con un affondamento controllato che avrebbe fatto scomparire il relitto in un punto profondo 5.000 metri. Il problema è che la nave conteneva oltre 9,6 tonnellate di amianto e 644 tonnellate di inchiostri e altri materiali pericolosi. Inutile dire che il danno per l’ambiente ora rischia di essere incalcolabile.
La risposta di ONG come Greenpeace, Sea Shepherd e Basel Action Network non si è fatta attendere con le associazioni hanno denunciato "una violazione di tre trattati internazionali". Anche il pubblico ministero del Brasile che ha cercato in tutti i modi di fermare l’operazione ha sottolineato le catastrofiche conseguenze che tale scelta potrebbe avere sull’ecosistema marino.
L’affondamento programmato della portaerei brasiliana è senza dubbio un precedente rischioso che non può e non deve essere tollerato. Se tutte le nazioni cominciassero a scaricare i propri rifiuti nell’oceano (cosa che purtroppo in parte già accade), le ripercussioni sarebbero gravissime.
Quello che le ONG e molti cittadini chiedono è che la Marina si assuma le proprie responsabilità e paghi per una scelta avventata che mette a rischio il bene comune nonché l’economia di un’intera area geografica.