
La sentenza che condanna il Ministero della Difesa per amianto è di pochi giorni fa e riguarda il caso di un sottoufficiale della Marina deceduto nel 2013. Le cause della morte sono state attribuite ad un mesotelioma contratto durante lo svolgimento del servizio presso la base sarda “La Maddalena” e, successivamente, nella base di Napoli.
Era il 2011 quando al sottoufficiale della marina, Camillo Limatola veniva diagnosticato un mesotelioma. La malattia ha fatto soffrire lui e i suoi famigliari (una moglie e due figli) per due anni, durante i quali però il militare non ha mai smesso di lottare per i propri diritti.
Una prima sentenza gli aveva infatti riconosciuto lo status di vittima del dovere, ma non era vera giustizia. Limatola ha lavorato per la Marina dal 1973 al 1978, sia nelle basi a terra che come marinaio sulla Vittorio Veneto. Era quindi un fedele servitore della Patria e meritava i giusti riconoscimenti.
L’apporto dell’Osservatorio Nazionale Amianto, nella persona dell’avvocato Ezio Bonanni, è stato cruciale per arrivare alla sentenza del 27 luglio scorso che ha condannato il Ministero della Difesa. Secondo le indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Padova, la situazione nelle due basi era veramente allarmante.
È stata dimostrata la presenza di amianto, sia in forma solida che fibrosa, nelle aree in cui il militare svolgeva quotidianamente le proprie attività insieme ai colleghi. Gli spazi angusti, l’assenza di un’adeguata areazione o di sistemi di filtraggio, uniti alla mancata comunicazione dei rischi e all’inosservanza delle norme sulla sicurezza personale (non venivano fornite tute o protezioni di sorta), sono state ritenute la causa del mesotelioma che ha ucciso il sottoufficiale.
Il giudice Claudio Patruno ha quindi riconosciuto un risarcimento di 1 miliardo e 300 milioni alla famiglia della vittima. La quantificazione tiene conto, non solo del danno subito da Limatola, ma anche dei danni morali che i suoi parenti hanno dovuto sopportare per oltre 10 anni.
L’avvocato Bonanni ha tenuto a sottolineare che, oltre all’aspetto civile, questa sentenza è cruciale perché costituisce un precedente giuridico che tiene finalmente conto degli effettivi danni morali. L’impegno dell’ONA in tale senso è sempre costante e focalizzato sull’offrire alle vittime di queste immani tragedie, la giusta compensazione.