
Sono passati ormai oltre trent’anni dalla Legge n. 257 che nel 1992 ha vietato l’uso del pericolo materiale edile, eppure la situazione amianto nel 2023 è ancora critica. Si continua a morire a causa di terribili malattie asbesto correlate e tumori che non lasciano quasi mai scampo a coloro che ne soffrono. Servono azioni più concrete da parte del Governo e delle istituzioni.
In una recente intervista, il presidente dell’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), Ezio Bonanni ha rivolto un accorato appello agli organi di Stato. Urge consolidare le misure atte alla prevenzione della contaminazione, nonché nuove iniziative per aiutare le vittime di questo terribile e silenzioso killer, capace di colpire a distanza di decenni.
Oltre alla disperata richiesta di sensibilizzazione, l’avvocato ha inoltre riportato alcuni numeri relativi alla situazione amianto nel 2023 che lasciano davvero senza parole. Solo nello scorso anno ci sono stati oltre 2.000 casi di mesotelioma, malattia con un indice di mortalità pari al 93%, che ha mietuto 1.900 vite nel 2022.
Sempre nello stesso periodo di riferimento si sono contati 4.000 casi di tumore ai polmoni asbesto correlato con indice di mortalità dell’88% (numero di decessi oltre 3.550). Se poi vi si aggiungono le altre patologie sempre connesse all’amianto, si raggiunge un totale di circa 7.000 decessi. E il calcolo non tiene conto degli oltre 10.000 nuovi malati a cui l’anno scorso è stata diagnosticata una patologia collegata al pericoloso materiale fibroso.
La situazione assume toni ancora più oscuri soprattutto se si pensa che, in Italia, rimangono ancora oltre 40 milioni di tonnellate di amianto libero, disperso nell’ambiente o presente in diverse forme nelle abitazioni e negli edifici pubblici (molti dei quali tutt’oggi in uso). Insomma, l’emergenza è più concreta che mai e non può più essere ignorata.
La richiesta rivolta al Governo per rispondere alla grave situazione dell’amianto nel 2023 è quella di istituire un tavolo interministeriale che affronti la questione da più punti di vista. È infatti necessario che tutti gli organi dello Stato lavorino all’unisono per dare risposte concrete ai cittadini, i quali spesso si sentono abbandonati.
Solo in questo modo sarà possibile approntare programmi d’intervento standard in tutte le Regioni, fornendo incentivi e piani di aiuto per coloro che decidono spontaneamente di bonificare le aree contaminate. In più servono snellimenti anche nelle procedure per ottenere benefici di assistenza e risarcimenti per le vittime.