L’UE abbassa il limite di esposizione professionale all’amianto

In questi giorni l’Unione Europea sta discutendo sulla necessità di abbassare il limite di esposizione professionale all’amianto per i lavoratori. Sono in particolare quelli che operano nell’edilizia a risultare più a rischio,  con cifre che si assestano tra i 4,1 e 7,3 milioni di operai che quotidianamente si trovano a dover fare i conti con il pericoloso minerale.

 

I numeri che hanno spinto l’UE ad intervenire sul limite di esposizione professionale amianto

Pur essendo considerato illegale dal 2005 in tutta l’UE, l’amianto è ancora uno dei materiali più presenti all’interno degli edifici, soprattutto in quelli di vecchia costruzione. Secondo le stime, le quantità in circolazione sarebbero ancora così elevate da essere la principale causa di tumori contratti sul posto di lavoro.

Dei numeri sopra citati, ben il 97% interesserebbe il settore edile, mentre il 2% quello dello smaltimento rifiuti. Ciò evidenzia come siano proprio coloro che si occupano di ristrutturazione a dover porre la maggiore attenzione durante le rispettive attività.

Tali dati acquistano ulteriore rilevanza se si pensa che negli ultimi anni, in risposta alla transizione verso il green, in moltissimi hanno fatto richiesta di interventi di ammodernamento delle strutture. Questo ha comportato il rinvenimento di numerosi artefatti contenti amianto, il cui maneggiamento spesso incauto e uno stato di conservazione non ottimale, hanno sicuramente contribuito ad incrementare le contaminazioni.

 

Le modifiche alle norme suggerite dall’UE

Vista la preoccupante situazione, l’Unione Europea ha quindi deciso di proporre alcuni interventi di modifica sulla direttiva amianto. L’obiettivo è quello di garantire ai lavoratori la possibilità di svolgere le proprie attività in un ambiente più sicuro e controllato, sensibilizzandoli maggiormente sui rischi in cui potrebbero incappare.

Tra gli spunti più rilevanti c’è quello di abbassare il limite di esposizione professionale all’amianto dagli attuali 0,1 fibre per centimetro cubo a 0,01 fibre per centimetro cubo, ovvero di un valore 10 volte inferiore. Questo dovrebbe aiutare a contenere i casi di mesotelioma tra gli operai edili in maniera efficiente.

Dal momento in cui la modifica verrà approvata ufficialmente gli stati membri avranno due anni di tempo per adeguare le rispettive normative nazionali alle nuove disposizioni. C’è quindi ancora un po’ da attendere, ma è estremamente importante che le istituzioni si stiano mobilitando con interventi concreti per contrastare la piaga dell’asbesto.





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