
Ricorrere allo smaltimento illecito dei rifiuti contenenti amianto è un’attività criminosa che, oltre ad andare contro la legge, può causare gravi danni all’ambiente. Sono però ancora tanti coloro che svolgono questo tipo di attività per liberarsi degli scarti edili contenenti il pericoloso minerale killer bandito dal 1992.
A riportare in primo piano l’argomento dello smaltimento illecito dei rifiuti è stato un recente caso verificatosi nel Comune di Nizza Monferrato nel piemontese. Un paio di aziende che si occupavano della rimozione di artefatti edili a rischio, sono state indagate per sospette attività di abbandono illegale di manufatti pericolosi.
Le indagini, iniziate nel 2020, sono state condotte dal corpo dei Carabinieri Forestali i quali hanno seguito i movimenti dei quattro principali indagati per ricostruire nel dettaglio il loro modus operandi. Quanto è emerso è davvero sconvolgente. Le due imprese svolgevano regolarmente le loro attività di rimozione dell’amianto dagli edifici, tuttavia, invece di seguire le consuete procedure di smaltimento previste, stoccavano gli scarti raccolti in un magazzino di una terza ditta.
A causa però di una procedura fallimentare attiva da diverso tempo e dell’imminente scadenza relativa all’affitto del magazzino utilizzato per gli stoccaggi illeciti, gli imprenditori hanno scelto di commissionare a terzi (per la precisione un disoccupato e un operaio) l’abbandono in aree isolate di tutto il materiale pericoloso.
I due incaricati di disfarsi degli artefatti noleggiavano ogni volta autocarri differenti, recandosi in luoghi isolati di alcuni comuni della provincia di Asti tra i quali: Nizza Monferrato, Canelli e San Marzano Oliveto. L’abbandono dei rifiuti avveniva lungo corsi d’acqua o ampi appezzamenti di terra circondati da una fitta vegetazione.
Una volta concluse le indagini, i Carabinieri Forestali hanno analizzato tutto il materiale sequestrato dimostrando come tra i rifiuti fossero presenti ben 48 tonnellate di amianto. Il pericoloso minerale avrebbe potuto essere disperso nell’ambiente dagli agenti atmosferici se le indagini non fossero partite tempestivamente. Ciò costituisce un grave rischio per l’ambiente, nonché un aggravamento della pena per i diretti interessati.
È stata disposta la bonifica di tutti i materiali abbandonati, sia nelle zone isolate che quelli ancora presenti nel magazzino per un totale di 52.800 euro. Ad anticipare la somma sono state le giunte comunali dei paesi interessati in collaborazione col Tribunale di Torino.